top of page

IL RESPIRO DEL MONDO

Gli spiritelli rimasero sgomenti nell’ascoltare il grido e rimasero  senza fiato. Dopo pochi secondi quella voce, in cui sembrava condensarsi tutto il dolore del mondo, si ripetè nuovamente, riproducendosi questa volta in due quattro otto, infinite voci modulate in una miriade di lingue sempre diverse che, arrivando da ogni direzione, sembravano rincorrersi l’una con l’altra.

“Non respiro! I can’t breath! No puedo respirar! 息ができない! Siwezi kupumua!”  Amabie chiuse per un momento gli occhi e, nell’oscurità ritrovata,  fu invasa  per la durata di pochi secondi  da una tempesta di  immagini che la scossero profondamente: su una spiaggia incantevole un delfino soffocava a causa della grande quantità di  plastica ingurgitata; in un ospedale un’infermiera accarezzava il viso di un vecchio attaccato ad un respiratore; in una strada di una città sconosciuta un poliziotto con il suo ginocchio bloccava il collo di un inerme ragazzo nero impedendogli di respirare; alte ciminiere riempivano di fumo nero il cielo di una città antica,  annegando le sue strade in una nebbia densa e sporca.  Aprì gli occhi gonfi di pianto, giusto in tempo per vedere Colapesce fiondarsi deciso in una direzione urlando:

“Presto… seguitemi: da quella parte. Ho udito dei rumori”.

Quando gli spiritelli raggiunsero il bell’Anfiteatro che si allarga sulla sommità del parco si trovarono di fronte ad una scena inaspettata: una donna bellissima con una grande coda di pesce sedeva ai piedi di un grande gelso. Alle sue spalle, strisciando sul tronco dell’albero, uno strano essere, con il corpo di serpente e la testa di uccello stringeva il suo collo sinuoso con due grandi chele di aragosta.  Era Partenope fatta prigioniera dallo Yokai Amikiri, il Tagliatore di ragnatele.

Colapesce si lanciò immediatamente con tutto il suo ardore di innamorato per salvare la sua amata ma fu fermato da un gesto imperioso da Amabie che con voce suadente ed ipnotica cominciò così a parlare:

“Fermati Amikiri! Sei solo! Non puoi più nulla contro la forza calma dell’unione e della solidarietà che qui tutti noi rappresentiamo. Non vedi come questa pandemia abbia reso le donne e gli uomini consapevoli della grande importanza della connessione tra tutti gli esseri viventi e tra questi e la Natura? L’egoismo, la pretesa di poter fare da soli ha portato questo mondo alla rovina. Ma siamo ancora in tempo per fermarci: non è più tempo di tagliare ragnatele ma di curare le ferite che noi stessi abbiamo prodotto: dobbiamo ridare respiro al mondo e agli esseri umani che oggi soffrono così tanto.

Amikiri inizialmente aveva reagito, frapponendosi fra Colapesce e Partenope e sguainando le sue chele appuntite come uno spadaccino pronto a sferrare l’attacco finale, poi alle parole di Amabie si bloccò e cominciò a emettere gemiti che trasmettevano allo stesso tempo rabbia, paura ma soprattutto dolore, come lo prova colui che non riesce a sfuggire al suo triste destino. Resosi conto di aver perso ormai la sua preda, emise un sibilo spaventoso e strisciò velocissimo lungo la collina fino a scomparire.   

Il sole lentamente stava tramontando e la sua luce quella sera stranamente mostrava tinte e tonalità proprie dell’aurora. Tutti i presenti si disposero naturalmente in cerchio e, ad un gesto di Amabie,  ripetettero per tre volte  il  Mantra che dalla notte dei tempi ricorda il respiro dell’uomo e del mondo.

Oooooooooooooom…………Oooooooooooooooom………….Oooooooooooooom

kisspng-post-it-note-paper-link-free-sti

Aspettiamo il

tuo contributo

per l'ULTIMO capitolo

mandaci un disegno,

un audio, un testo...

bottom of page