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LA SAGGEZZA DEL FIORE DI LOTO

Era uno strano corteo quello che attraversava le strade deserte del quartiere di Montesanto diretto verso la Chiesa diroccata di Salita Pontecorvo: in testa un impettito Pazzariello cadenzava ritmicamente il suo passo con il bastone; Bella ‘Mbriana, visibilmente turbata e forse invaghita delle belle fattezze di Pazzariello, lo seguiva a ruota; Monaciello, schiumante di rabbia e gelosia,  cercava invano di catturare  l’attenzione della bella Signora con continue spiritosaggini, mentre Amabie non si stancava di imitare il passo marziale di Pazzariello,  frustando ritmicamente il selciato con le sue tre code. Arrivati alla meta, attraversarono una stretta porticina che li introdusse in un ampio ambiente con due larghe scalinate a destra e a sinistra, lungo le quali videro esposte una miriade di bellissime tele colorate, in ognuna delle quali veniva rappresentato un fiore. Tutti rimasero per un momento interdetti e in silenzio, poi Amabie, spiegando di nuovo fuori le sue ali, iniziò a planare tra una tela e l’altra, non stancandosi di ripetere con la sua voce acuta e vibrante come quella di un uccello:

“E’ un buon segno!..E’ un buon segno!”

E Monaciello, insofferente:

“Uè, palummell zomp’ ‘e vola, statt’ nu poc’ quieta….”

Amabie placidamente ridiscese verso il gruppo, cominciando a raccontare:

“Ma non capite, amici? Tutte queste tele rappresentano un fiore di loto!”

“Ah…’O cachiss’… E chill è bbuono comm ‘o babbà.” ribattè Pazzariello.

“In Giappone e in tutto l’Oriente – riprese paziente Amabie – il fiore di loto ha un significato ben preciso: indica la purezza, la trasformazione e la rinascita, pur nascendo dal fango delle paludi maleodoranti. Questo vuol dire che si può rinascere e ricominciare anche se, come ora, con la pandemia, ci troviamo in una situazione tanto difficile”.

“Dai diamanti non nasce niente. Dal letame nascono i fior”, disse Bella ‘Mbriana, citando i versi di una sua canzone preferita. “Ogni difficoltà che incontriamo può diventare, se lo vogliamo, una formidabile occasione. Giusto?”.

“E’ proprio così” riprese Amabie “il dolore che oggi attraversiamo può essere il pretesto per trovare nella nostra interiorità la forza di cambiare noi stessi e il mondo. Per costruire un Pianeta con più Bellezza e Giustizia. Ma non si può essere soli! Dobbiamo portare l’illuminazione e la consapevolezza anche negli altri e costruire insieme una grande alleanza per contrastare il male.”

“Ogni mondo è paese” disse Monaciello  “un grande poeta, che quasi due secoli fa morì nella nostra città, parlava di una “social catena” capace di unire tutti gli uomini”.

 

Erano tutti talmente assorti nella discussione che non si accorsero che al gruppo si era avvicinato un individuo.

Un ragazzo, alto e bello, dallo sguardo selvatico li scrutava con interesse. Il suo aspetto era assai bizzarro: il corpo ricoperto da piccole squame argentee rifletteva un bagliore azzurrognolo e sprigionava l’odore pungente della tempesta.

Monaciello fu il primo a vederlo e un po’ spaventato gli chiese chi fosse.

 

“Io sugnu Colapesce e vegnu do' mari”.

I vostri disegni

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La saggezza del fiore di loto - Capitolo VI
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